I primi problemi
La pubblica amministrazione è stato il settore in cui la pandemia, si spera passata, ha creato più problemi. Se guardiamo alle scuole, la DAD (Didattica a distanza) è passata da essere la soluzione a diventare uno spauracchio per studenti e professori. Con un numero elevato di connessioni, l’intero sistema di infrastrutture della rete Internet italiana ha subito uno scossone, palesando tutte le criticità e mancanze che da tempo venivano ignorate. Allo stesso modo, le persone che avevano visto la tecnologia con diffidenza, si sono dovute aggiornare, non senza fatica, e prendere confidenza con i termini e gli strumenti basilari della telematica.
Alla luce di questo non sorprendono i giganteschi obiettivi che il governo italiano si sta prefiggendo nell’ambito delle connessioni e delle tecnologie.
Le iniziative del governo per PA e Istruzione
Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale Vittorio Colao ha parlato in questi giorni al festival dell’Economia di Trento. “il 93-95% dei server della Pubblica amministrazione non sono in condizioni di sicurezza”, questo il principale allarme sulla situazione attuale.
La soluzione per il ministro sarebbe quella di passare completamente al cloud: “Dobbiamo andare verso il cloud con la creazione del Polo strategico nazionale”. La transizione digitale è punto centrale del PNNR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) a cui verrà dedicato il 25% degli investimenti totali. Specificatamente dei 13 miliardi destinati alla digitalizzazione, 6 sono destinati alla costruzione di un’infrastruttura cloud nazionale.
E per quanto riguarda l’istruzione?
Colao ha garantito che i problemi, sopra evidenziati, saranno un lontano ricordo: “il nostro obiettivo è che nel 2027 qualunque casa o scuola sia connessa a banda alta. Per avere quello che serve nella maniera più efficiente possibile. Immagino che la maggioranza sarà collegato a fibra mentre un’altra parte si farà con il 5G che per allora funzionerà molto bene”.
Una nuova didattica
Alla luce dei cambiamenti e della nuova infrastruttura informatica che lo Stato intende costruire, docenti e studenti che hanno avuto modo di sperimentare un nuovo approccio didattico possono gioire. Nell’ultimo anno sono andate a sopperire alla distanza diversi strumenti, tra questi possiamo ricordare la piattaforma Classroom, l’uso delle slide e delle presentazioni, la possibilità di condividere fogli di calcolo per gli esercizi e i programmi per le verifiche come Exam. Ma ora, questi strumenti, invece che accorciare le distanze, rappresentano un punto di svolta nel metodo di insegnamento e della base del sistema scolastico.
Per quanto affascinanti, lavagna e gesso dovranno cedere il passo a nuovi strumenti digitali. Dalla già conosciuta, ma poco utilizzata, LIM (Lavagna interattiva multimediale) al registro elettronico, dalle piattaforme di condivisione ai tool per esercizi e verifiche, i benefici, in termini di velocità e semplicità, sono alla portata sia di studenti, che magari possono trovare più coinvolgenti le lezioni, sia degli insegnanti che possono gestire meglio il loro lavoro.
L’integrazione digitale è, dunque, la nuova frontiera della didattica, di cui non vanno sottovalutate le potenzialità ed i margini di miglioramento e crescita.
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